Dove può trovare felicità l’uomo, se non in Chi l’ha creato?
Il Giubileo della Misericordia è un’occasione importante per cambiare prospettiva e mettere al centro Dio
di Alessio Biagioni
La crisi della famiglia, l’attacco delle ideologie, le tendenze disordinate promosse dalla nostra cultura sono certamente fatti che ci scuotono dal torpore, che ci interrogano, che ci incitano ad agire.
Vengono date, anche all’interno della Chiesa tante soluzioni ma, troppo spesso, con una prospettiva essenzialmente centrata sull’uomo. In realtà sappiamo bene che noi ci siamo perché Dio ci ha chiamati all’esistenza e se ci ha messi qui è innanzitutto per dare gloria a Lui, poi per la nostra felicità. Le due cose vanno insieme perché se do gloria a Dio vivrò felicemente in questa vita e nella vita eterna.
Questo lo comprendiamo leggendo la vita di qualsiasi santo. I santi sono felici anche in questa valle di lacrime perché le Beatitudini sono promesse che valgono anche qui, ora. Infatti “quando le tue facoltà, servendosi delle loro naturali inclinazioni, trovano l’oggetto che loro conviene, gli si uniscono, e quest’oggetto le riempie e le soddisfa; e questa pienezza per l’appunto è la felicità. Perciò la felicità è il riposo delle tue facoltà nell’oggetto che le soddisfa e le riempie” (François-de-Sales Pollien, Cristianesimo vissuto, Edizioni Kolbe, 2015).
L’oggetto di cui stiamo parlando è Dio. Sempre il Pollien dice che tutte le creature sono strumenti che ci sono dati per la gloria di Dio e per questo vanno utilizzati. Dio è il primo ed è al centro di ogni nostro interesse. Perfino la nostra salvezza non è lo scopo essenziale.
Se io glorifico Dio mi salvo: questa è la prospettiva, non che per salvarmi devo glorificare Dio. Al centro di ogni nostro interesse c’è Dio. Il comandamento dell’Amore fa riferimento a Dio per primo: “amare è voler bene. Se vuoi il bene di Dio, che è la sua gloria, tu ami Dio. Se vuoi il tuo bene, tu ami te stesso. Quando amerai il bene di Dio prima del tuo?”.
La vocazione è il modo in cui sono chiamato a glorificare Dio. Non scelgo stato o vocazione per una questione di piacere o simpatia. La mancanza di centralità di Dio porta a scelte sbagliate in ambito lavorativo, matrimoniale, vocazionale.
Per questo, è necessaria la direzione spirituale e sono molto consigliabili gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio. Perfino la preghiera non è un momento “di stacco” dal quotidiano per cercare consolazioni spirituali. Quando prego io cerco il Dio delle consolazioni non le consolazioni di Dio.
In questa prospettiva, nella nuova evangelizzazione, la preghiera è essenziale perché l’apostolato, per non essere mera ricerca di consolazione o mondanità spirituale, non è che il traboccare dell’amore che abbiamo per Dio sul nostro prossimo e questo amore si alimenta attraverso la preghiera (L‘anima di ogni apostolato di Dom Jean-Baptiste Gustave Chautard).
I problemi menzionati all’inizio possono essere risolti cambiando prospettiva ma non tanto a parole, quanto nei fatti. È necessaria la riforma della nostra vita, pensate alla valenza evangelizzatrice di una persona le cui azioni dai doveri di stato ai divertimenti siano per la gloria di Dio. Questa riforma incomincia nel confessionale e si alimenta attraverso la preghiera e la direzione spirituale.
Il Giubileo della Misericordia è un’occasione importante per cambiare prospettiva e mettere al centro Dio. Gloria di Dio e felicità dell’uomo non vanno mai scisse. Dove può trovare felicità l’uomo se non in Chi l’ha creato e in Colui da cui dovrà tornare? Certo anche le creature possono darci piaceri ma sono loro che ce li donano?
Dio “ti affida un magnifico incarico: quello di glorificar Lui e di render te beato. Per questo ti dà un numero infinito di strumenti che sono le creature: Per facilitarti l’uso di questi strumenti, in ognuno di essi mette un piacere: ecco il piacere creato… È dunque un piacere strumentale, una semplice facilitazione di lavoro, e non mai un fine”.
Pensiamo a cosa sarebbe alimentarsi, riprodursi, come se fossero solo cose meccaniche. Ma Dio ci ha concesso di fare queste cose con piacere. Il piacere perciò non è un fine, ma un’accortezza di Dio. Così anche il nostro lavoro, il nostro impegno sociale non è fatto per se stesso, ma sono tutti strumenti per fare la gloria di Dio.
Certo è difficile, ci sono tanti stimoli negativi ma Dio ci ha dato Maria a cui possiamo chiedere l’intercessione e affidare noi stessi, i nostri cari e la società. Ci ha dato la Chiesa da cui possiamo ricevere i Sacramenti e la retta Dottrina. Non bisogna adeguarci ai tempi, ma raddrizzare la nostra vita ed essere pienamente cristiani e saranno i tempi ad adeguarsi alla Chiesa.
Fonte: Ag Zenit (Zenit.org) 7 dicembre 2015